«...
PAGINA PRECEDENTE
Gli olandesi versarono ad Alitalia 100 milioni di euro come contributo per i costi degli investimenti a Malpensa. Klm piazzò subito a Malpensa un Boeing 747 con proprio equipaggio che volava per Sydney via Singapore, più alcuni aerei per trasporto merci. «L'aeroporto di Malpensa diventerà uno dei più importanti del Sud Europa», disse Van Wijk, il 27 novembre 1998 ad Amsterdam, a una platea un po' incredula, alla firma del «Master cooperation agreement».
Tutto sembrava filare d'amore e d'accordo tra Cempella e Van Wijk. In aprile del 2000 cominciarono a discutere la fusione societaria. Il progetto fu esaminato anche dal cda dell'Iri, di cui era presidente Piero Gnudi (oggi all'Enel), direttore generale Pietro Ciucci (oggi all'Anas).
Ma la realtà andò diversamente. Gli olandesi diedero segnali di inquietudine, contestando il fatto che il Governo italiano non aveva trasferito a Malpensa tutto il traffico di Linate: la sera del 14 dicembre 1999 il ministro dei Trasporti, Tiziano Treu, in seguito a uno stop da Bruxelles, bloccò un decreto del presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, che prevedeva il trasferimento dei voli da Linate in due scaglioni, uno l'indomani (15 dicembre), l'altro il 15 genanio 2000.
Il 28 aprile, Cempella era in ufficio con il direttore generale, Giovanni Sebastiani, a calibrare i dettagli della fusione, quando arrivò una telefonata da Amsterdam: «Il consiglio di Klm ha bocciato la fusione. Rompiamo immediatamente l'alleanza», disse secco Van Wijk.
Gli olandesi accusarono il Governo: «l'utilizzo di Malpensa come hub è stato enormemente ritardato e il Governo italiano ha indicato inoltre che una privatizzazione della compagnia italiana prima del 30 giugno 200 sarebbe molto improbabile».
Per Alitalia fu il caos. Le azioni Klm in un mese guadagnarono quasi il 30%: venne alla luce che Amsterdam stava trattando una vendita alla British Airways. A Roma, si sospettò che gli scaltri mercanti olandesi avessero cominciato i colloqui prima della rottura dell'alleanza con gli «inaffidabili» italiani.
«Dovete restituirci i 100 milioni versati per Malpensa», intimò Van Wijk. Cempella contrattaccò, con la richiesta di arbitrato internazionale prevista in caso di contenzioso, chiedendo il pagamento della penale da 250 milioni di euro. I 100 milioni rimasero a Roma, congelati in un conto speciale alla Bnl.
Si costitutì ad Amsterdam il collegio di tre arbitri, il tedesco Karl-Heinz Boeckstiegel (presidente), l'olandese Albert Van Der Berg, l'italiano Riccardo Luzzatto. Alitalia era assistita da Piero Bernardini dello studio Ughi Nunziante, da uno studio legale olandese e uno americano.
Priva di un'alleanza e con i soliti problemi interni, Alitalia entrò in un periodo di difficoltà. Il 2 febbraio 2001 diede le dimissioni Cempella, sostituito il 9 da Francesco Mengozzi, che esplorò nuove rotte.
Il 27 luglio Mengozzi firmò con Jean-Cyril Spinetta l'alleanza decennale con Air France, tuttora in piedi anche se un po' traballante e sbilanciata a favore dei francesi.
Nel novembre 2002 Alitalia e Air France decisero uno scambio azionario del 2%, mentre anche Klm, rimasta zitella, da qualche mese aveva bussato alle porte dell'alleanza: ma parlava con Air France, non con Roma.
Il 4 dicembre 2002 arrivò il verdetto degli arbitri ad Amsterdam, favorevole ad Alitalia: Klm veniva condannata per la rottura unilaterale dell'alleanza a pagare la penale da 250 milioni più gli interessi e a rimborsare 3,3 milioni di spese. «Esprimo grande soddisfazione. Questo verdetto è il frutto anche del lavoro svolto nell'interrogatorio cui sono stato sottoposto, durante l'arbitrato, dagli avvocati della controparte in giugno all'Aja, durante la cross examination. Mi ricordo le domande a trabocchetto... Mi fa molto piacere per l'Alitalia», commentò Cempella.
Tra le due compagnie fu esaminata la posibilità di un pagamento non in denaro, ma con azioni Klm, che avrebbe reso meno pesante l'impatto sui conti degli olandesi. Mengozzi ne parlò in via informale con i consiglieri di Alitalia, tra i quali la pattuglia dell'Iri (l'elenco va da Acerna a Tamburi, passando per Antonini, Ciucci, Dettori, Milanese, Prato) e Spinetta. C'erano anche degli esterni, tra cui Consolo, Pedrini, più il presidente Cereti.
Prevalse l'orientamento al pagamentocash: il 31 gennaio gli olandesi fecero un bonifico da 171.486.778,39 euro, che si aggiunse ai 100 milioni trattenuti in banca da Alitalia dalla fine del 1999, con gli interessi.
Quel pagamento ha mandato in profondo rosso il bilancio Klm. E ha accelerato i colloqui per una fusione tra olandesi e francesi, annunciata nel settembre 2003 e realizzata dopo sei mesi, lasciando con un palmo di naso l'Alitalia. Che, se avesse accettato un pagamento in azioni Klm – come ebbe a rammaricarsi più tardi Mengozzi – si sarebbe poi trovata in una posizione più favorevole nelle alleanze. Perché avrebbe avuto automaticamente una quota tra il 5 e il 10% della nuova Air France-Klm dopo la fusione.
T